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TRAMA
Jack Worthing, ricco tenutario della campagna inglese, nasconde un segreto: per poter scappare a Londra e godere dei piaceri della vita mondana quando lo desidera, si è inventato di avere in città un fratello scapestrato di nome Ernest. Jack a Londra, è conosciuto da tutti come "Ernest", nome particolarmente apprezzato dalle giovani fanciulle della buona società per l'assonanza con l'aggettivo " earnest", in inglese "onesto, sincero, affabile". Sposare un uomo di nome Ernest è anche il sogno della donna amata da Jack,Gwendolen Fairfax, cugina del suo migliore amico, Algernon Moncrieff, giovane e gaudente libertino londinese. Per riuscire a sposarla Jack dovrà superare la spietata inquisizione di Lady Bracknell, l'arcigna e arrivista madre della ragazza, e le complicazioni causate da Algy. L'uomo incuriosito dalle descrizioni che Jack gli ha fatto di Cecily, bella adolescente sottoposta alla sua tutela legale, si reca nella villa di campagna per conoscerla, spacciandosi per lo scapestrato fratello di Jack e l'arrivo inatteso di Gwendolen, seguita a ruota dalla temibile madre, provocheranno una serie intricata di complicazioni, in un gioco di scambi di identità che sarà preludio all'inevitabile colpo di scena finale.
Note di Regia
La scelta di realizzare un "remake" de L'importanza di chiamarsi Ernest ambientato ai giorni nostri, al tempo di reality shows, tronisti, veline, e dell'imperante " cafonal chic" che pervade politica, tv e vita mondana, nasce dall'incredibile attualità della satira di Oscar Wilde.
Messo in scena per la prima volta nel 1895, "L'importanza di chiamarsi Ernest" ( The importance of Being Earnest) fu un immediato successo e un enorme paradosso: a osannare lo spirito dell'eccentrico e geniale "dandy" era proprio quell'audience della società vittoriana altolocata che le sue social comedies ridicolizzavano attraverso personaggi ridicoli e dialoghi pungenti. Come oggi, quando realtà e fiction si confondono e il pubblico si ritrova, inconsapevole e compiaciuto, a ridere dei propri difetti e della propria immagine. Per questo le luci di scena ricordano i fari dello studio televisivo, mentre abiti, arredi e attori fanno fanno il verso alla volgarità imperante nel quotidiano, immersa nel frastuono di sfrenate hit da discoteca. Commedia di false identità e apparenze. L'importanza di chiamarsi Ernest è potente satira sociale, una feroce critica al valore dato all'effimero e all'ipocrisia che regna in società.In inglese " earnest" vuol dire onesto, sincero, e il nome " Ernest", per assonanza, appare ai protagonisti come l'unica garanzia di affidabilità morale. Parodia dell'amore romantico e dei falsi valori, la commedia scuote le certezze sulla società, l'educazione, l'amore e la famiglia, mostrandone sul palco assurdità e paradossi.L'impianto drammaturgico si basa su un susseguirsi avvincente di equivoci, scoperte ,rivelazioni, reso attraverso un dialogo che sconfina in nonsense divertente ma al contempo pungente. Il motto di Wilde drammaturgo è nella sua tecnica dei contrari: trattare " tutte le cose serie della vita con sincera e studiata trivialità". I personaggi dicono le cose più irrilevanti e assurde come se si trattasse di semplice buon senso comune. Aspetti spiacevoli e drammatici della realtà quotidiana vengono resi con uno spirito irresistibilmente comico, creando un mondo in cui bambini smarriti e false identità diventano paradossi divertenti ed inoffensivi. Il giudizio morale sembra sospeso, eppure si fa potentissima critica alla vacuità e insensata formalità di un mondo fatto di apparenze, luoghi comuni e spietato arrivismo.
Damiano Camarda